il museo Jean Cocteau a Mentone
il museo Jean Cocteau è un edifico che mi ha dato sensazioni molto controverse. Al primo sguardo c’è stata ammirazione e un Wow: sia per lo stile dell’edificio sia, e soprattutto, anche per la volontà di una pubblica amministrazione di inserire in un contesto storico un edifico di così dirompente modernità.
Proprio però quest’ultimo aspetto mi ha fatto pensare e molto. Quando ero all’università tutti i miei professori mi parlavano di contesto, l’opera architettonica si deve inserire in un contesto esistente e creare dei legami con esso. Per questo un edifico molto moderno e alieno allo stile del posto può strutturare un legame col l’ambiente intorno? Poi, crescendo come architetto, leggendo e studiando per mio conto, trattati ed i testi “non canonici”, ho scoperto che i legami posso essere di diversa natura, posso essere simbiotici mimetici, ma anche di rifiuto e in opposizione. Da qui mi sono fatto l’idea che sia corretto, più che parlare di legami, sostenere che ogni opera debba dialogare col contesto in cui si trova. Ed è su questo aspetto che mi sono fatto domande…questo edifico dialoga con l’ambiente in cui si trova? E qui ritorniamo al museo Jean Cocteau.
l’edificio
L’edificio del museo Jean Cocteau è indiscutibilmente figlio del suo tempo, di una contemporaneità molto edonistica; non per nulla l’architetto, Rudi Ricciotti, è stato un esponente dell’architettura edonista (anni 80 e la cui influenza si ritrova in quasi tutte le sue opere). Il museo è sitato nel cuore della Mentone storica tra la spiaggia, il porto antico e la zona pedonale della vecchia Mentone. Di fianco ha il bel mercato coperto in stile d’epoca belle époque (XIX sc) ed il bastione difensivo del porto (XVII sc). Si trova quindi in un posto fortemente caratterizzato. Proprio per questo la sua plasticità (forma ed aspetto) può sembrare un po’ estranea, e non a tutti piacere, ma indiscutibilmente non lascia neutri e ti fa ragionare.
l’idea progettuale
L’idea di Riccciotti era quella di creare un dialogo con gli elementi naturali che caratterizzano il luogo soprattutto con quella particolare luce, dura e intesa, tipica della costa Azzurra: una luce vigorosa che fende le architetture e le rivela. Cosi l’edifico è stato progettato per aprirsi in fenditure e lasciare che la luce ne riveli l’interno. La sua struttura gioca sul colore (il bianco puro), la sua forma (pilastri fluidi) e la materia (cemento lisciato) per interagire con la luce e richiamare la tensione spaziale tra mare e città attraverso un gioco di ombre, proprie e riportate, e di vedo non vedo dell’interno (separato, fisicamente, dal contesto esterno solo da una seconda pelle continua in vetro).
l’interno
L’interno del museo Jean Cocteau dà invece una sensazione esattamente l’opposta a quella dell’esterno: è un ambiente unico in open space in cui lo spazio, dedicato sia alla collezione permanete sia a quella temporanee, è forse un po’ troppo indiscriminatamente open tale da apparire quasi vuoto.
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